L’ORRORE CHE SIAMO DIVENTATI

 

Vent’anni fa, durante il G8 di Genova, avevo smesso di essere un cittadino ed ero solo un padre isterico. Mia figlia aveva 16 anni e ci era andata, vestita di trecce, golf peruviani e catenine, ed a me erano bastate le notizie arrivate il primo giorno per farmi salire in auto e correre come un pazzo laggiù. A Genova avevo visto gli sbarramenti, lo schieramento militare, la città chiusa come sotto un bombardamento, e poi ero andato a trovare un magistrato che conoscevo e, insieme, avevamo cercato la mia bimba, senza trovarla. Una settimana più tardi ho scoperto che, preoccupata, invece di andare a Genova era andata al mare, dormendo in spiaggia, e dell’orrore non aveva vissuto nulla.

Perché la notte del 21 luglio del 2001, a Genova, l’Italia ha sospeso la democrazia, la libertà e l’umanità ed ha messo in scena un massacro paragonabile a quelli entrati giustamente nei libri di storia. Stanchi ed inferociti per aver morso il freno, cercando di evitare (inutilmente) di ammazzare qualcuno davanti alle telecamere che avevano filmato le manifestazioni contro il G8, 500 tra poliziotti e Carabinieri si sono scatenati nell’edificio che la Città di Genova aveva messo a disposizione dei manifestanti che non avessero dimora in Italia – ragazzi venuti soprattutto dal Nord Europa, ma anche dall’Africa, dall’Nord America, dall’Asia e dall’Australia. Con il pretesto di cercare armi (che non c’erano) i 500 aguzzini, armati di bastoni e  manganelli, per due ore hanno picchiato selvaggiamente, riducendo in fin di vita, circa 200 ragazze e ragazzi, due terzi dei quali, coperti di sangue, sono poi stati arrestati e fatti oggetto di ulteriori violenze, stupri e vessazioni.

Solo oggi, purtroppo, ho visto il filmato sul Massacro della Scuola Diaz, ed il filmato sull’Assassinio di Carlo Giuliani. E mi vergogno da morire. Sono imbarazzato, confuso, sconvolto, spaventato, non riesco nemmeno ad arrabbiarmi. Ho scoperto che, nella Polizia del mio paese, ci sono decine, se non centinaia, di mostri assassini. Che sono liberi, impuniti, che fanno carriera e, come i nazisti di Eichmann, fanno parte dell’oscena burocrazia della strage. Sono animali senza freno, cui non importa nulla della giustizia, dello Stato, della libertà e della democrazia. Vogliono sangue e, da vigliacchi, si nascondono dietro le divise e le relazioni ufficiali e superiori non solo compiacenti, ma anche compiaciuti – come le SS nella Seconda Guerra Mondiale.

Non ci sono parole per descrivere ciò che è accaduto a Genova. Qualcuno ha dato a quelli che avevano parvenze umane un’uniforme, per indistinguere le loro identità, ed ha latrato loro di uccidere, uccidere, uccidere, uccidere, uccidere, uccidere. E lo hanno fatto con gusto, l’eccessiva salivazione che gli animali normali provano durante l’atto sessuale, la testa vuota e le mani piene di ferocia. Con la pazza frenesia del maschio medio impotente che, infatti, come a Genova, stupra o umilia le donne. A mio parere non è un caso che se la siano presa, soprattutto, con ragazze e ragazzi che venivano dal Nord Europa, e che nell’immaginario dell’aguzzino in divisa sono oggetto di invidia e di complesso di inferiorità, tant’è vero che, massacrandoli, li spogliavano nudi e gridavano loro di imparare l’italiano.

Ma non è finita lì. Ricordo che la Polizia Cantonale Ticinese, invidiosa, pochi giorni dopo uccise un ragazzo che tornava da Genova, spruzzandolo col veleno da un’autopompa, fino a soffocarlo. Ed allora mi passano davanti agli occhi tutte le altre immagini delle indescrivibili violenze della guerra civile nella ex Jugoslavia ed i massacri della Srpska Garda, lo Stadio di Santiago del Cile subito dopo il colpo di Stato, le immagini della Birmania, i pestaggi di Minsk, le foto dei cimiteri di massa della Cambogia e dei campi di concentramento nazisti e stalinisti, le botte dei mercenari americani in Iraq ed a Guantanamo. Una parte consistente dell’umanità si sente soddisfatta solo se può distruggere, cancellare, annientare, umiliare e torturare altri esseri umani. È come se avessimo istituito Polizia ed Esercito per dare loro un inquadramento, per contenerli in qualche modo – come se i fatti di Santa Maria Capua Vetere siano il prezzo necessario da pagare per evitare che i mostri siano liberi ed uccidano quotidianamente, annoiati e gongolanti della loro disumanità.

Se tra la Scuola Diaz ed i pestaggi nelle carceri sono passati vent’anni, vuol dire che le cose non sono cambiate, che il mostro non dorme, ma sonnecchia sornione, ed è pronto a scattare ogni volta che una crepa nella democrazia diventa breccia. Ogni volta che un popolo di pecoroni dimostra di essere pronto ad accettare anche questo, in cambio della libertà di fare l’assessore e sparare ad un clandestino, provando l’emozione dell’omicidio.

Con la nostra ignoranza, il nostro accettare l’equivalenza tra fatti ed opinioni, il nostro egotismo, il nostro rifiuto totale per le responsabilità, stiamo diventando la carne da macello di questi aguzzini. I ragazzi del 1849 morirono sul Gianicolo difendendo la libertà, i ragazzi del G8 difendendo un’idea sacra di libertà e di partecipazione. Noi, invece, scrivendo sciocchezze su Facebook e difendendo il nostro iPhone – siamo disposti a rinunciare a tutto. Non facendo più parte dell’umanità (per nostra scelta) non siamo disposti a batterci per i nostri cari, le nostre idee, il nostro futuro. Facciamo orrore.

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